Nella guida sui costi nei fondi comuni di investimento è stato delineato un quadro generale in riferimento agli oneri dei fondi comuni. In questa sede concentreremo la nostra attenzione sul concetto di TER (Total Expense Ratio)
Il TER è un concetto fondamentale nell’analisi dei costi di un fondo comune d’investimento, tant’è vero che la recente normativa ne prevede l’indicazione obbligatoria nel prospetto informativo. Ovviamente, dato che, come abbiamo visto, il TER è un numero non determinabile a priori, l’obbligo prevede l’indicazione del TER degli anni passati, che può comunque essere preso come indicatore del livello medio dei costi che la societa di gestione caricherà sul patrimonio dei fondi anche in futuro.
Una componente importante nelle determinazione del TER, dopo la commissione di gestione che ne rappresenta in media l’80%, è la commissione di performance. Risulta essere chiaro che questa viene addebitata soltanto nei casi in cui il gestore realizza performance superiore al benchmark di riferimento e quindi può essere valorizzata soltanto a posteriori. Un’altra voce compresa nel TER sono i costi della banca depositaria, ossia la cifra annualmente riconosciuta alla banca, sui cui conti correnti e dossier titoli sono depositate le attività che costituiscono il patrimonio del fondo e che per legge ha pure alcuni compiti di vigilanza. In media questi costi rappresentano solo il 5% del TER fatta eccezione per i fondi monetari dove arrivano al 10%.
Ci sono poi i costi di intermediazione, che arrivano fino al 13% del TER nei fondi azionari (dove sia la frequenza sia il costo delle negoziazioni è più elevata) mentre sono praticamente nulli per i fondi obbligazionari e monetari (dove spesso i gestori si limitano a sottoscrivere obbligazioni all’emissione e poi attendere la scadenza). Ci sono, infine, altre componenti estremamente marginali ed occasionali, come i costi di certificazione dei rendiconti e le spese legali; di solito queste voci rappresentano meno dell’1% del TER.
Detto questo, si rende necessario analizzare come varia il TER in relazione alle diverse tipologie di fondi comuni. Ovviamente, essendo la commissione di gestione la componente più importante del TER, le categorie di fondi con TER più alto saranno anche quelle che hanno le commissioni di gestione più elevate, come gli azionari e i flessibili.
Visto che alcune componenti del TER sono costi fissi e non percentuali del patrimonio in gestione, talvolta può capitare che fondi di piccole dimensioni abbiano dei TER un po’ più alti della media. Ciò rappresenta sicuramente un limite, che è in parte controbilanciato dalla maggiore flessibilità che può avere un gestore di patrimoni più contenuti e che può quindi realizzare performance più brillanti.
In conclusione una raccomandazione nel tener d’occhio il TER dei propri fondi comuni d’investimento: troppo spesso capita che, dietro ad una commissione di gestione contenuta, si nasconda una commissione di performance decisamente facile da ottenere o troppo elevata, oppure che i portafogli vengano eccessivamente movimentati solo per generare costi di intermediazione, o infine che il gestore pretenda commissioni da gestione attiva quando poi di fatto si limita a replicare i benchmark di riferimento.