L’incertezza sui mercati finanziari ed economici registratasi negli ultimi anni e la fuga dal comparto azionario che ne è conseguita ha fatto conoscere un po’ a tutti il FOREX. Dalla seconda metà del 2007 (prime quotazioni saltate in Borsa dopo l’euforia del biennio precedente) a tutto il 2009 nessun canale informativo ci ha risparmiato pubblicità sulle tante piattaforme disponibili per il forex trading.
D’altra parte, tanto l’investitore che vuole temporaneamente monetizzare una somma operando da trader, tanto gli operatori specializzati nel mettere a disposizioni piattaforme specifiche per essi, avevano (ed hanno) bisogno di un comparto finanziario che continui a funzionare indipendentemente dall’andamento generale dell’economia.
Quale migliore rifugio se non il mercato dello scambio delle valute, il mercato più liquido al mondo, con volumi di scambio quotidiani oltre 2mila miliardi di dollari usa, operativo 24 ore al giorno e dalla domenica sera (apertura Nuova Zelanda) al venerdì sera (chiusura U.S.A.)? Il Forex come risulta essere oggi non è altro che il risultato di alcuni processi fondamentali che hanno preso il via dopo la grande depressione del 1929 proprio per cercare di creare un ambiente stabile per favorire la ripresa del commercio. Il Forex è, appunto, il mercato internazionale delle valute (FOReign EXchange = scambio delle valute). E’ un mercato O.T.C.[ii], non ha sede in alcun luogo fisico e non è sottoposto ad un organo governativo centrale.
Nel mercato del Forex le valute sono quotate e scambiate in coppie. Comprando una valuta contemporaneamente se ne vende un’altra.
L’obiettivo è quello di scambiare una valuta con un’altra nell’aspettativa che la quotazione sia favorevole, vale a dire che la valuta acquistata incrementi il suo valore nei confronti di quella venduta.
La prima valuta della coppia è la valuta base, la seconda il contatore (counter) o la valuta quotata. La valuta base delle quotazioni è, di solito, il dollaro U.S.A. (USD), con eccezioni l’Euro (EUR), la sterlina inglese (GBP) e il dollaro australiano (AUD).
Il bid (domanda) è il prezzo d’acquisto della valuta di base in cambio della valuta counter, l’ask (offerta) è il prezzo di vendita della valuta di base in cambio della valuta counter. La differenza tra bid e ask è lo spread.
Per aprire una posizione occorre piazzare un ordine entry. Se eseguito la posizione diventa aperta (open). Per chiudere la posizione si piazzerà un ordine exit .
La posizione può essere “long”, se si compra, o “short”, si vende, la valuta di base.
Quando si piazza l’ordine di entrata bisogna definire il prezzo al quale si vuole comprare o vendere, il tipo di ordine e la quantità che si vuole negoziare.
I tre tipi di ordine sono:
market order, se si compra o vende al prezzo corrente del broker;
stop order, se si apre una posizione solo se il mercato si muove nella direzione che si è anticipata;
limit order quando si compra al di sotto, o si vende al di sopra, del prezzo corrente.
Il quantitativo minimo di denaro richiesto dal dealer per tutelare eventuali perdite di capitale da parte di tutti gli utenti è detto margine. Questo varia da dealer a dealer, ma solitamente è considerato su almeno l’1% del totale della somma negoziata.
Le piattaforme di trading calcolano in tempo reale sia i fondi necessari per mantenere la posizione (margine utilizzato), sia quelli disponibili per aprire nuove posizioni (margine usabile). Nella finestra di informazione conto compaiono anche l’ammontare del conto (Equity), il saldo (Account Balance) e l’ammontare dei profitti e delle perdite (P/L).
Nel caso in cui i fondi del conto scendano sotto la richiesta dei margini, le posizioni aperte saranno chiuse dal dealing desk al prezzo di cambio corrente.
Lo strumento che consente al trader di muovere importi di denaro alti a fronte dell’utilizzo di somme esigue è la leva finanziaria. Il trader acquista e vende valute con a margine una minima percentuale di denaro.
Molte piattaforme di trading mettono a disposizione delle leve davvero appetibili: giusto sempre ricordare che ciò implica un frequente reintegro del margine, pena la chiusura delle posizioni al prezzo di cambio corrente appena i fondi siano insufficienti a coprirlo per piccole oscillazioni al ribasso.
Le variabili fondamentali del FOREX
Per conoscere il mercato del Forex bisogna analizzare i fattori che incidono sul valore di una valuta.
Generalmente questo dipende dalla stabilità economica di un Paese e, dunque, dall’andamento delle variabili di mercato fondamentali:
tasso di interesse. Tanto più è alto tanto più conviene possedere la valuta cui è applicato;
tasso di inflazione. Se cresce provoca un rialzo dei tassi di interesse e, quindi, un’ apprezzamento della valuta;
tasso di crescita del PIL. Una crescita economica fa crescere la richiesta, e il valore, della valuta, e può provocare un rialzo dei tassi di interesse;
deficit commerciale. Un grosso deficit commerciale fa deprezzare la valuta, il disavanzo indica maggiore acquisto di valuta straniera.
Questi dati, in relazione al contesto economico generale e alle aspettative del mercato, sono fondamentali sia per stabilire il valore di una valuta, sia per operare strategie di trading.
Come calcolare profitti e perdite nel Forex
Per calcolare profitti e perdite ottenuti con le proprie operazioni di trading devono considerarsi una serie di elementi.
Lo scostamento del prezzo di acquisto o di vendita di una valuta viene misurato in pips.
Ogni pip sarà uguale ad una certa perdita o ricavo di denaro reale calcolato su ciascuna operazione fatta. Il valore del pip, spesso, può variare anche sulla base della valuta negoziata.
Se la coppia di valute scelta comprende l’USD e questo rappresenta la valuta secondaria nella coppia (es. EUR/USD), il valore del pip rimane lo stesso, poiché rappresenta quanta valuta base si può acquistare o vendere in base alle fluttuazioni del dollaro.
Per calcolare, dunque, quanto stiamo guadagnando o perdendo (profit e loss) con una data operazione occorre stabilire, in primis, il valore di un pip e poi moltiplicare questo per il numero di pips positivi o negativi che abbiamo registrato con la nostra operazione.
In altri termini, se la valuta base aumenterà rispetto alla secondaria, ogni pip sopra il prezzo d’acquisto sarà conteggiato come profitto (profit), viceversa ciascun pip che andrà sotto il prezzo d’acquisto sarà quantificato come perdita (loss).
Ritornando all’esempio EUR/USD, se il valore di un pip è 0,0001 $ per ogni dollaro impiegato, esso indica un valore di 10 $ per ogni lotto standard di 100mila $ di valuta. Per calcolare profit o loss occorrono dunque dei calcoli.
Ipotizzando di acquistare valuta EUR/USD a 1,2855 e rivenderla a 1,2900, ad esempio, dobbiamo seguire tale ragionamento:
a 1,2855 abbiamo comprato 100mila € e venduto 128.550 $ e con il cambio a 1,2900 abbiamo venduto i 100mila € per i 129.000 $. Il profitto sarà dunque dato dalla differenza tra l’acquisto iniziale e la vendita finale, nel nostro caso $ 450 $, al lordo dei costi di negoziazione e marginazione.
Per i profitti sul mercato forex non è ancora prevista un’aliquota fiscale.
I principali costi di transazione sono
– spread, commissioni, bolli e spese amministrative (costi visibili);
– slippage (differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo effettivo di esecuzione) e qualità del servizio ricevuto dal broker.
Si tratta quindi di una possibilità molto interessante.