a Slovenia è un paese giovane, che ha ottenuto l’indipendenza dalla federazione jugoslava nel 1991. Un tempo facente parte a tutti gli effetti del gruppo dei cosiddetti paesi in transizione, ossia di quei paesi dell’Europa centro-orientale impegnati nella liberalizzazione della propria struttura economica, la Slovenia ha compiuto notevoli progressi in questa direzione e si è oramai adeguata ai modelli economici occidentali. La Slovenia è sempre stata la più ricca delle repubbliche dell’ex Jugoslavia. Nel 1990, pur costituendo solo il 9% della popolazione jugoslava, essa copriva il 16% circa della produzione totale e il 27% del commercio estero.
Come tutte le nuove economie ha sofferto molto all’inizio: bassa occupazione, inflazione, bassa produzione, bassi investimenti. Ma è stato proprio grazie a questo processo di occidentalizzazione che la nazione è riuscita a studiare un ottimo sistema di incentivi per attrarre capitali esteri. Tanto da far sì che in territorio sloveno ci siano ben 400 aziende a capitale italiano – anche se è difficile appurare quante di queste siano effettivamente operanti – e una presenza certa di risorse umane italiane in oltre 100 imprese slovene, con circa 4.000 addetti. La maggioranza degli investimenti italiani (per numero di investimenti) proviene dalle regioni limitrofe e regioni vicine alla Slovenia, in particolare dal Friuli Venezia Giulia (circa il 50% di tutti gli investimenti italiani in Slovenia), dal Veneto (circa il 20%) e dalla Lombardia (circa il 10%).
Gli incentivi agli investitori esteri vengono somministrati attraverso un bando pubblico, che prevede appunto la presentazione della richiesta di finanziamento nel contesto di un bando pubblico o per investimenti di notevoli dimensioni, con trattativa diretta con il Ministero dell’Economia. Risulta essere l’opzione più gettonata: sono poche, infatti, le aziende straniere – Renault e l’italiano Bonazzi – ad ottenere un finanziamento in via diretta, questo perché in Governo Sloveno chiede un impegno finanziario notevole:
il valore dell’investimento della società estera, che deve superare il valore di 12 milioni di Euro;
il numero di posti di lavoro che la società deve creare entro tre anni: almeno 50 posti di lavoro nel settore dell’industria, almeno 20 nel settore dei servizi. Se l’investimento viene effettuato nel settore della ricerca e sviluppo, è sufficiente la creazione di 10 posti di lavoro. È possibile anche una combinazione tra le varie tipologie di posti di lavoro.
Molto interessante.