Gli indici di borsa esprimono il legame tra valore di mercato delle aziende quotate e valori contabili.
In dottrina si è molto discusso sulla valenza ed affidabilità di tali indici come criteri di valutazione di un’azienda. In realtà sono molto utilizzati nella prassi professionale soprattutto da parte della dottrina anglosassone per la loro immediatezza espressiva e possibilità di confrontare i valori espressi dai mercati, rispetto alla capacità dell’azienda di produrre margini, utili e flussi di cassa, nonché per la possibilità di effettuare analisi comparative tra aziende e tra aziende e settori di appartenenza (per valutare la sottovalutazione o meno dell’azienda rispetto al settore).
I famosi “multipli”
DIVIDENDO PER AZIONE (Dividend per share: DPS)
UTILE PER AZIONE (Earning per share: EPS)
UTILE RETTIFICATO PER AZIONE (Adjusted earning per share: EPS Adj.)
CASH FLOW PER AZIONE (Cash flow per share: CFps)
PATRIMONIO NETTO PER AZIONE (Book value per share: BVps)
Come si usano?
Il numeretto che esce dal rapporto viene confrontato con altre società del settore o medie storiche e in base a questi si decide se è sottovalutato o sopravvalutata la società.
P/E è il più famoso
EARNING YIELD = 1 / PE = EPS (consuntivo o stimato) / Quotazione Attuale
Tale ratio rappresenta un indice di redditività prospettica del titolo: dove il capitale investito è rappresentato dal prezzo che si paga per acquistare oggi il titolo sul mercato (P), e il profitto è rappresentato dall’utile per azione atteso dall’azienda.
Più alto è questo ratio, più interessante è l’investimento sul titolo.
Essendo il P/E il rapporto inverso ne deriva che più è basso il P/E più è appetibile l’investimento sul titolo.