Non è un periodo semplice per chi si accinge a investire o ha già investito una parte dei propri risparmi. Con l’altalena delle Borse e i rischi finanziari legati al debito pubblico nell’area euro, le preoccupazioni dei piccoli risparmiatori sono aumentate a dismisura e per molte giornate i listini hanno conosciuto momenti di panico. Ma quali sono le opzioni per chi prova a fare fruttare sul mercato una quota dei propri averi? La legge prevede il regime della dichiarazione, il risparmio gestito o quello amministrato.
Poche persone ricorrono al primo tipo di regime di investimento (dichiarazione) perché è piuttosto oneroso fare tutto da soli: il cliente, oltre a decidere da solo quali investimenti fare, deve provvedere in questo caso anche a tutti gli adempimenti fiscali imposti dalla lagge. Le plusvalenze (i guadagni realizzati con l’attività d’investimento) andranno quindi riportati (così come le eventuali minusvalenze, ovvero le perdite) nella propria dichiarazione dei redditi.
Diverso è il caso del risparmio gestito, in cui il risparmiatore delega tutto: dalla scelta di come investire alla gestione del relativo regime fiscale, che verrà effettuata dalla banca o da una società di intermediazione mobiliare (sim) abilitata, che professionalmente si occuperanno del portafoglio e delle dichiarazioni.
L’ultima opzione è invece una via di mezzo: con il regime del risparmio amministrato si provvede di persona agli investimenti ma si delega alla banca o società di gestione del risparmio la parte fiscale.
Cosa succede dal punto di vista fiscale? Bisogna ricordare che la manovra finanziaria di emergenza appena approvata dal governo ha portato al 20% tutte le aliquote sulle rendite finanziarie (ad eccezione dei titoli di Stato), “armonizzando” i due tipi di prelievo che erano stati previsti fino ad oggi sui redditi di capitale e sui redditi diversi.
Sono stati esclusi da questo aumento del prelievo fiscale, oltre a Bot e Btp, anche i buoni fruttiferi postali, i titoli di altri Stati.